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Descrizione letteraria del significato del verbo accudire:

TRECCANI: accudire v. intr. e tr. 1.. dedicarsi con cura a un lavoro, spec. nell’ambito domestico: a. alle faccende di casa, ai fornelli. 2.. tr. Assistere, prestare le proprie cure a qualcuno: a. un bambino; a. la madre malata; un vecchio e infermo, senza nessuno che lo potesse accudire. 3 .. anche con riferimento a cose: l’automobile, specialmente d’inverno, va accudita continuamente.

Mi sembrava importante mettere in chiaro il significato della parola in quanto, come si puó facilmente notare, per ”accudire” si richiede qualcosa in piú che ”badare” o ”occuparsi”; ”accudendo” implichiamo automaticamente un livello maggiore di attenzioni e di cure.

Sarebbe una buona idea (ma non prettamente necessaria all’articolo) che incominciassimo leggendo quel piacevole e semplice ”memorandum” che si trova al ”link”:

https://www.wikihow.it/Prendersi-Cura-di-un-Cane

Su quello che ci dice e che in molti a grandi linee sapevamo giá, io posso solo dare la mia totale adesione e comunque mi pare chiaro il fatto che il ”memorandum” é dedicato, senza alcuna distinzione, a tutti i cani.

Ma poiché stiamo parlando del ”nostro” cane e presumendo il fatto che chi quí legge sia probabilmente un cacciatore come me, vuol anche dire che stiamo parlando espressamente di un cane da caccia.

Questo automaticamente implica che, se vogliamo dire che accudiamo il nostro cane, dovremo mettere in campo quelle supplementari ”cure/attenzioni” che siano adeguate al ruolo del nostro cacciatore quadrupede.

E quí siamo arrivati al punto; perché questo é proprio l’argomento di cui intendo parlare e per farlo mi aiuteró con una storiellina inventata al momento ma che purtroppo ho vissuto piú volte nel corso della mia attivitá.

—o—

La luce incipiente dell’aurora rischiara il cielo, l’aria tersa del mattino rallegra lo spirito e arrossa le guance, armi, cartucce e zaini sono giá caricati nell’auto che si sta riscaldando col motore avviato.

…dai forza salta sú, sbrigati che dobbiamo andare …VIENI QUI TI DICO! …DAI; SU; VIENI SUBITO QUI!!

Le grida violentano il silenzio della natura che intorna a noi si sta svegliando mentre il ”proprietario” ( .. odio questa parola ma la trovo indicata alla mia storia!) sempre piú eccitato gesticola come un forsennato cercando di convincere il suo cane (..di sua proprietá) a saltare nella gabbia posizionata nel retro dell’auto.

A questo punto mi sembra corretto fare una pausa per puntualizzare un paio di cose:

trascurando il fatto che la gabbia … anzi scusate adesso la si chiama ”trasportino” é quasi sempre troppo piccola per il cane (…e questo renderebbe giustizia a quella ”ino”), é che di fatto spesso e volentieri, per problemi di spazio, ”il proprietario” ce ne comprime dentro due di cani (2)

primo: i cani non comprendono il vocabolario italiano (e per quel che ne so io neanche lingue foreste)

secondo: avendo difficoltá a distinguere le consonanti, ascoltano solo i suoni ”derivati” dal connubbio delle stesse con le vocali; per fare un esempio, le parole: TRO! BRO! NO!

Ottengono esattamente lo stesso effetto e infatti é solo il suono della vocale ”O” che distinguono; quella ”O” inclusa nella parola ”NO” pronunciata cosí spesso dal ”proprietario” tutte le volte che era contrariato da suo agire (del cane).

Per cui, in parole povere, se avessimo abituato con pazienza e costanza il quadrupede al concetto che ”su” vuol dire salta dove indico, sarebbe bastato dire ”su” o ancora piú semplicemente ”U” per farlo entrare nella gabbia.

…e si! Sembra facile ma il cane non ci entra comunque nella gabbia anche quandi gli dico ”su”

Si certo hai ragione! Ho visto con i miei stessi occhi il conflitto del cane che disperato continuava a girare intorno all’auto senza farsi prendere, ma, sinceramente parlando, avrei fatto lo stesso io se avessi saputo che tra poco il mio ”proprietario” incazzato mi avrebbe sollevato per la pelle del collo e del culo per poi lanciarmi come un sacco di patate dentro il suddetto ”trasportino”.

..Ah! dimenticavo di dire che l’operazione normalmente finisce tra i ringhi disperati dell’altro cane che si vede fregare metá del giá angusto spazio con ” dolcis in fundo” dalle stantufate elargite sul malcapitato per riuscire a chiudere la porta.

Il sole indora le cime del bosco e la bruma ci porta l’odore del muschio quando finalmente arriviamo sul luogo di caccia.

”eravamo pronti noi ed erano pronti loro”

La frase é presa dal libro ”il bosco degli urogalli” del grande Mario Rigoni Stern (se non lo avete giá fatto vi consiglio di leggerlo!)

Bellissima frase di un bellissimo racconto ….. ma nella realtá le cose vanno spesso diversamente …specialmente per il cane.

Dunque altra piccola pausa per dare un’occhiatina al suo abbigliamento da caccia:

Collare modello ”mastino” in caso di uso del guinzaglio; peso: c/a gr.200

Collare GPS Garmin o che altro per ”full control” dell’azione; peso: c/a gr.350

Collare modello ”attento a te!” con punte elettriche (lunghe mi raccomando perché il poveretto ha molto pelo) in caso faccia il biricchino; peso: c/a gr.400

Collare ”beeper” (… fosse mai che non funzionasse il GPS!) multifunzioni con suoni da guerre stellari e grida di rapaci assortiti; il tutto naturalmente posizionato a cm.15 dalle sue orecchie (..tra l’altro orecchie molto piú sensibili delle nostre!); peso: c/a gr. 400

Dopo di che, come tocco romantico finale … collare e campano modello ”bovino” perché il ”proprietario”, oltre a essere diventato duro d’orecchi, vuole essere al sicuro nel caso di carenze energetiche alle batterie dell’equipaggiamento elettronico; peso:c/a gr. 200

Morale dalla favola, c/a 1,5 chili di roba intorno al collo di un animale che normalmente, se ha la sfortuna di essere nato setter (..io uso bracchi italiani ?), pesa si e no 15/20 chili ; in altre parole l’equivalente per noi di portarsi attaccato al collo c/a 7/8 chili.

[CONTINUA…]

Questa è la seconda parte di un articolo dedicato all’alimentazione del cane. Se volete potete leggere la prima parte dell’articolo dal link seguente: Alimentazione del cane: parte 1

Riprendiamo e proseguiamo il discorso….


E se questo non bastasse, ci sono anche quelle sigle piccole piccole, quasi illeggibili, scritte sulle confezioni, come per esempio ”E” seguita da numeri che vanno da modesto 100 al lontano 1520.

Ma attenzione che non c’é scritto anche che ”E” significa :

Pericoloso! La sostanza puó, in forti dosi, essere, per effetto cumulativo e nel corso degli anni, eventualmente responsabile di disturbi e malattie gravi

….. ma tu pensa che credevo volesse dire Europa! Mi sono sentito dire da un amico.

E mi riferisco anche a quegli additivi innocenti e allo stesso tempo quasi rassicuranti come: ”aromi naturali” ”ipoalergenico” ”monoproteico” ma che nascondono significati del tipo:

sostanza cancerogena, tossica, allergetica.

E ultima ma non meno pericolosa: ”corragenina” (quel ”ina” la fa sembrare quasi tenera e dolce!)

Ma in realtá é un addensate che favorisce il cancro (NB: ce la propinano anche a noi umani!)

Ma dato che lo sanno quasi tutti che é cancerogena, nelle inicazioni viene spesso mascherata in altre formule.

Tutto passa inosservato! … Inosservato da noi e naturalmente anche ai nostri cani ( non sanno leggere!) ma loro, a differenza di noi, se le mangiano!

E qui chiudiamo il sacco.

Come mai noi, che presumo sappiamo tutti leggere (…gli altri sono scusati!), nell’era dello ”smartphone” e di ”internet” non leggiamo e, se non capiamo, non ci documentiamo?

Ignoranza? Faciloneria? Negligenza?

Si, anche! Ma soprattutto: ”COMODITÁ”

I piú preferiscono ignorare che sapere …troppo scomodo; altri, magari sotto sotto imbarazzati, diventano aggressivi e sbottare con: … che cavolo, ma sono dei cani, non sono mica essere umani!

Si certo! Non sono della specie umana ma sono animali come me, te e i nostri vicini di casa;

vivono l’unica vita che hanno amandoci, aiutandoci e dandoci un sacco di soddisfazioni ( … se non ce le danno ricordatevi che é sicuramente colpa nostra).

Ma non pensate che se non per diritto almeno per pietá si dovrebbe cercare di aiutarli a campare un pó piú a lungo anche quando l’energia scema per l’incombere dell’etá e molto spesso anche accelerata grazie all’uso indiscriminato che noi gli abbiamo chiesto?

Ma riuscite ad immaginarvi che palle se deveste mangiare per tutta la vita quelle dannatissime e monotone crocchette? Tutti! I santi! Giorni! … e magari pure poche perché sono del tipo ”molto energetiche”?

E qui state sicuri che di nuovo esce: …ma sono cani! Loro non sanno cosa sia una fiorentina o le salsicce alla griglia o il paté de foie …anzi sicuramemte é roba che gli fa male; ..io ho sentito dire che é puro veleno.

Bla..bla..bla!

Certo che gli fará male se il suo stomaco non ci é abituato ma credetemi che ci si abitua …e molto velocemente!

Ai miei cani, che giá da cuccioli non gli negavo il piacere di una dieta variata, questo problema non si é mai presentato!

E ripeto che, non solo sono campati a lungo, ma ci siamo divertiti assieme praticamente fino alla fine del loro viaggio.

Anche noi fino a poche centinaia d’anni fá (…ma anche adesso!) mangiavamo schifezze e non sapevamo cosa era l’antrecoté o il filet mignon; ma campavamo a mala pena fino a 50 anni!

Poi abbiamo imparato e adesso ne viviamo 100 di anni (… si fa per dire!).

Oggi mangiamo ”gourmé” e giriamo con l’ultimo modello dell’Iphone;

cacciamo con l’ultra leggero della Beretta foderati di ”goretex” e tecnologia ….ma …. e il nostro cane?

Lui che é li, sempre pronto a farvi le feste, a massacrarsi per trovarvi un forcello o la beccaccia, ad elemosinare una carezza appoggiando la testa sulla vostra mano ….a lui niente?

Ah no! scusate: ”crocchette”?

Certo non dico di dargli ”filet mignon” che comunque non l’apprezzerebbe come noi in quanto ha le papille gustative diverse dalle nostre (…tra l’altro non percepiscono il sale) ma io, hai miei cani, poiché li amavo e gli ero riconoscente, ho sempre cercato, oltre a dargli da mangiare giusto, anche di rallegrargli la vita.

Dieta con carne, trippa, fegato, pesce o altro e sempre dividendogli i pasti due volte al giorno per assimilare meglio.

Certo che per far questo bisogna dedicargli un pó piú di tempo;

certo che costa un pó piú di fatica (,,,ma non di soldi credetemi!);

Ma basta solo farsi un bel esame di coscenza ….. con sensibilitá e amore!

”….piú conosco gli uomini e piú amo gli animali”.

Purtroppo questa famosa frase puó portare ad un errore di interpretazione che puó influire in modo discriminante nel nostro comportamento nei riguardi del cane . (..ma usabile a nostro comodo e nel prossimo articolo spiegheró il perché)

Per meglio chiarirci le idee io incomincerei vedendo la definizione ufficiale del termine ”ANIMALE”:

Wikipedia: …. Gli animali sono un regno del dominio degli eucarioti. Comprendono circa 1.800.000 specie di organismi classificati, presenti sulla Terra dal periodo ediacarano.

Sono inclusi nel regno animale tutti gli eucarioti con differenziamento cellulare, eterotrofi e mobili durante almeno uno stadio della loro vita. Sono estesi per livello di complessità dai placozoi all’uomo.

Dizionario Garzanti: ….. ogni organismo vivente eterotrofo dotato di sensi e di movimento autonomo:animale ragionevole …

Tradotte in parole piú semplici le due definizioni ci dicono ne piú ne meno che nel regno ”animalis” sono compresi una miriade di speci differenziate solo nella loro complessitá biologica ma comunque tutte appartenenti allo stesso gruppo.

É molto importante per quel che si ripromettono questi articoli stabilire chiaro e indelebile che ”Animali”, signori miei, lo siamo tutti: io, tu, una mosca, il mio vicino di casa e un’ameba … e naturalmente anche il nostro cane.

Aver frainteso o ignorare questo punto, ci puó portare a farci sentire ”eletti”, come se per qualche ragione mistica (forse innestataci da arcaici insegnamenti religiosi) noi fossimo fuori dalla mischia e quindi in diritto di discriminare a priori i nostri meno fortunati compagni di viaggio nel percorso dell’evoluzione; nel nostro caso specifico: i cani .

In merito a questo vorrei suggerire la lettura di un interessante e piacevolissimo raccontino ”…. e l’uomo incontró il cane”, scritto da un famoso biologo austriaco di nome Konrad Lorenz considerato il padre dell’Etologia, alias quel ramo della scienza specializzata sull’analisi comparata del comportamento di tutte le forme di vita e sistenti ed estinte.

I cani, pur appartenendo al regno ”animalis”, sono comunque di specie diversa da quella umana e questo comporta che, non solo non camminano eretti su due gambe o non vanno allo stadio a tifare per la squadra del cuore, ma hanno anche molte altre importanti differenze.

Fino a mezzo secolo fá si pensava che la specie dei cani domestici discendesse dal ”canis aureus” ovvero lo sciacallo dorato ma l’avvento dell tecniche di analisi molecolare sul DNA ha definitivamente accertato la discendenza da un tipo di ”canis lupus” alias lupo grigio da cui si divise 14.900 anni fa.

Metabolismo diverso, sensi diversi, necessitá diverse e un mare d’altro, causano naturalmente: un ragionare e un agire diverso ma, non dimenticiamo che, quel ”diverso” é in riferimento al nostro modo di agire! Per loro é normalissimo!

A peggiorare le cose ed accentuare la discriminazione sopra accennata si aggiunge anche un altro fattore.

Spesso noi umani, quando parliamo o ascoltiamo parole, tendiamo a rimanere condizionati da significati steriotipici tramandati e radicati nelle nostre menti attraverso ”sensi comuni”; il tutto assorbito durante l’infanzia.

Tra questi significati sterotipici , fino a poco tempo fá (… e non solo), la parola ”CANE” era ed é spesso riferita ad attributi negativi del soggetto a cui viene riferita:

Sporco, lurido, puzzolente, sporcaccione, stronzo, sono solo una minima parte degli aggettivi abbinati al nostro sfortunato quadrupede dimenticandosi allegramente che solo alcune centinaia di anni fá, noi non eravamo meglio …anzi spesso peggio (noi siamo anche specializzati in egoismo e crudeltá).

Voglio far notare che un porcospino non si fa il ”bidé” dopo i bisogni corporali e che i ragni non fanno mai la doccia ma, non conoscendoli bene, nessuno si sogna di dire: ..puzzi come un porcospino o sei sporcaccione come un ragno!

La veritá é che, essendo l’animale piú vicino a noi, LUI alias il cane ”ne fa le spese”; purtroppo sarebbero gli aggettivi: dimenticato, derelitto, mendico, misero, trascurato che possono dare un quadro reale per la maggioranza dei cani nel mondo.

È indiscutibile che noi umani, vuoi perché il pollice si sovrappone al mignolo, vuoi perché andando eretti abbiamo ampliato laringe e pliche vocali creando suoni articolati e poi il linguaggio, vuoi perché un soffio divino ci é stato alitato sul muso scimmiesco, abbiamo comunque sviluppato una complessitá di ragionamento che ci ha portato al progresso e alla civitá di oggi.

Ma noi, che pensiamo di avere un processo di ragionamento piú complesso e usiamo fare la doccia tutti i giorni usando dopobarba e vestiti ”armani” per impressionare la finanzata o la moglie del vicino o la segretaria, lo facciamo semplicemente perché lo abbiamo imparato cognitivamente dalla nostra mamma e dai media che ci circondano.

Questo non vuol dire che, se ”LUI” (sia cane, fagiano, ragno o scimpanzé) non lo fá é uno ”zozzone” ma semplicemente al ”LUI” non é stato mai insegnato in quanto non ritenuto necessario nel comportamento della sua specie.

Poiché in natura l’insegnamento e il conseguente comportamento (spesso irreversibile) é appreso prevalentemente dalla madre (sia del cane, fagiano, scimpanzé o del cameriere del bar all’angolo), viene da solo che l’allievo, diventato adulto, agirá di conseguenza a quello che gli era stato insegnato.

Si é speso molte parole sull’intelligenza e la potenzialitá di astrazione del cervello del cane che normalmente viene paragonata a quella di un bambino (umano) di 3 /4 anni, ma, come per altro anche i test sull’intelligenza umana, sono prevalentemente deduzioni statistiche sempre dipendenti dal punto di riferimento.

Immaginiamoci quindi come é facile mal interpretare l’intelligenza di un’altra specie con dei ´”test” costruiti in relazione al nostro modo (umano) di interpretare cose e valori; il cane, la vita, la vede diversamente.

Morale della favola:

l cane che non fá la doccia ogni giorno o peggio si arrotola felice nella ”cacca” si comporta in modo assolutamente normale; il ”puzzolente e zozzone” sará invece sicuramente il cameriere del bar all’angolo se la madre lo aveva educato in merito ma comunque emette miasmi che vi impediscono di gustare la vostra brioche e cappuccino.

Termini come puzza, sporcaccione, lurido ecc. sono sempre in relazione a chi li usa e non sempre combaciano con l’opinione degli altri, sia che siano cani, porcospini o i nostri vicini di casa.

Il cane deve essere interpretato per quello che é realmente e, se questo non ci compiace, bisogna cercare di adattarlo a noi ma sempre con una comunicazione che LUI capisca.

Per ultimo ma per me importantissimo senza mai dimenticarci il perché lo abbiamo selezionato cosí:

essere nostro amico, aiutarci e quindi ….. amarci