”….piú conosco gli uomini e piú amo gli animali”.
Purtroppo questa famosa frase puó portare ad un errore di interpretazione che puó influire in modo discriminante nel nostro comportamento nei riguardi del cane . (..ma usabile a nostro comodo e nel prossimo articolo spiegheró il perché)
Per meglio chiarirci le idee io incomincerei vedendo la definizione ufficiale del termine ”ANIMALE”:
Wikipedia: …. Gli animali sono un regno del dominio degli eucarioti. Comprendono circa 1.800.000 specie di organismi classificati, presenti sulla Terra dal periodo ediacarano.
Sono inclusi nel regno animale tutti gli eucarioti con differenziamento cellulare, eterotrofi e mobili durante almeno uno stadio della loro vita. Sono estesi per livello di complessità dai placozoi all’uomo.
Dizionario Garzanti: ….. ogni organismo vivente eterotrofo dotato di sensi e di movimento autonomo:animale ragionevole …
Tradotte in parole piú semplici le due definizioni ci dicono ne piú ne meno che nel regno ”animalis” sono compresi una miriade di speci differenziate solo nella loro complessitá biologica ma comunque tutte appartenenti allo stesso gruppo.
É molto importante per quel che si ripromettono questi articoli stabilire chiaro e indelebile che ”Animali”, signori miei, lo siamo tutti: io, tu, una mosca, il mio vicino di casa e un’ameba … e naturalmente anche il nostro cane.
Aver frainteso o ignorare questo punto, ci puó portare a farci sentire ”eletti”, come se per qualche ragione mistica (forse innestataci da arcaici insegnamenti religiosi) noi fossimo fuori dalla mischia e quindi in diritto di discriminare a priori i nostri meno fortunati compagni di viaggio nel percorso dell’evoluzione; nel nostro caso specifico: i cani .
In merito a questo vorrei suggerire la lettura di un interessante e piacevolissimo raccontino ”…. e l’uomo incontró il cane”, scritto da un famoso biologo austriaco di nome Konrad Lorenz considerato il padre dell’Etologia, alias quel ramo della scienza specializzata sull’analisi comparata del comportamento di tutte le forme di vita e sistenti ed estinte.
I cani, pur appartenendo al regno ”animalis”, sono comunque di specie diversa da quella umana e questo comporta che, non solo non camminano eretti su due gambe o non vanno allo stadio a tifare per la squadra del cuore, ma hanno anche molte altre importanti differenze.
Fino a mezzo secolo fá si pensava che la specie dei cani domestici discendesse dal ”canis aureus” ovvero lo sciacallo dorato ma l’avvento dell tecniche di analisi molecolare sul DNA ha definitivamente accertato la discendenza da un tipo di ”canis lupus” alias lupo grigio da cui si divise 14.900 anni fa.
Metabolismo diverso, sensi diversi, necessitá diverse e un mare d’altro, causano naturalmente: un ragionare e un agire diverso ma, non dimenticiamo che, quel ”diverso” é in riferimento al nostro modo di agire! Per loro é normalissimo!
A peggiorare le cose ed accentuare la discriminazione sopra accennata si aggiunge anche un altro fattore.
Spesso noi umani, quando parliamo o ascoltiamo parole, tendiamo a rimanere condizionati da significati steriotipici tramandati e radicati nelle nostre menti attraverso ”sensi comuni”; il tutto assorbito durante l’infanzia.
Tra questi significati sterotipici , fino a poco tempo fá (… e non solo), la parola ”CANE” era ed é spesso riferita ad attributi negativi del soggetto a cui viene riferita:
Sporco, lurido, puzzolente, sporcaccione, stronzo, sono solo una minima parte degli aggettivi abbinati al nostro sfortunato quadrupede dimenticandosi allegramente che solo alcune centinaia di anni fá, noi non eravamo meglio …anzi spesso peggio (noi siamo anche specializzati in egoismo e crudeltá).
Voglio far notare che un porcospino non si fa il ”bidé” dopo i bisogni corporali e che i ragni non fanno mai la doccia ma, non conoscendoli bene, nessuno si sogna di dire: ..puzzi come un porcospino o sei sporcaccione come un ragno!
La veritá é che, essendo l’animale piú vicino a noi, LUI alias il cane ”ne fa le spese”; purtroppo sarebbero gli aggettivi: dimenticato, derelitto, mendico, misero, trascurato che possono dare un quadro reale per la maggioranza dei cani nel mondo.
È indiscutibile che noi umani, vuoi perché il pollice si sovrappone al mignolo, vuoi perché andando eretti abbiamo ampliato laringe e pliche vocali creando suoni articolati e poi il linguaggio, vuoi perché un soffio divino ci é stato alitato sul muso scimmiesco, abbiamo comunque sviluppato una complessitá di ragionamento che ci ha portato al progresso e alla civitá di oggi.
Ma noi, che pensiamo di avere un processo di ragionamento piú complesso e usiamo fare la doccia tutti i giorni usando dopobarba e vestiti ”armani” per impressionare la finanzata o la moglie del vicino o la segretaria, lo facciamo semplicemente perché lo abbiamo imparato cognitivamente dalla nostra mamma e dai media che ci circondano.
Questo non vuol dire che, se ”LUI” (sia cane, fagiano, ragno o scimpanzé) non lo fá é uno ”zozzone” ma semplicemente al ”LUI” non é stato mai insegnato in quanto non ritenuto necessario nel comportamento della sua specie.
Poiché in natura l’insegnamento e il conseguente comportamento (spesso irreversibile) é appreso prevalentemente dalla madre (sia del cane, fagiano, scimpanzé o del cameriere del bar all’angolo), viene da solo che l’allievo, diventato adulto, agirá di conseguenza a quello che gli era stato insegnato.
Si é speso molte parole sull’intelligenza e la potenzialitá di astrazione del cervello del cane che normalmente viene paragonata a quella di un bambino (umano) di 3 /4 anni, ma, come per altro anche i test sull’intelligenza umana, sono prevalentemente deduzioni statistiche sempre dipendenti dal punto di riferimento.
Immaginiamoci quindi come é facile mal interpretare l’intelligenza di un’altra specie con dei ´”test” costruiti in relazione al nostro modo (umano) di interpretare cose e valori; il cane, la vita, la vede diversamente.
Morale della favola:
l cane che non fá la doccia ogni giorno o peggio si arrotola felice nella ”cacca” si comporta in modo assolutamente normale; il ”puzzolente e zozzone” sará invece sicuramente il cameriere del bar all’angolo se la madre lo aveva educato in merito ma comunque emette miasmi che vi impediscono di gustare la vostra brioche e cappuccino.
Termini come puzza, sporcaccione, lurido ecc. sono sempre in relazione a chi li usa e non sempre combaciano con l’opinione degli altri, sia che siano cani, porcospini o i nostri vicini di casa.
Il cane deve essere interpretato per quello che é realmente e, se questo non ci compiace, bisogna cercare di adattarlo a noi ma sempre con una comunicazione che LUI capisca.
Per ultimo ma per me importantissimo senza mai dimenticarci il perché lo abbiamo selezionato cosí:
essere nostro amico, aiutarci e quindi ….. amarci