COMPORTAMENTO

Abbiamo seguito tutta la successione delle fasi che attraversa il nostro cane dal concepimento all’etá adulta e abbiamo anche visto i significati di: TEMPERAMENTO, CARATTERE, PERSONALITÀ.

Abbiamo constatato che a riguardo del TEMPERAMENTO non possiamo fare molto di piú che cercare di scegliere quelle linee di sangue che presentavano un buon TEMPERAMENTO e quindi dobbiamo controllare bene: padre, madre, nonni, bisnonni e via cosí.

 

Per quello che riguarda il CARATTERE abbiamo anche visto che possiamo in un certo senso manipolarlo con il nostro interagire cercando di evitare al cucciolo traumi e lavorando per attenuare quei lati che riteniamo indesiderabili come: eccessiva timidezza, aggressivitá (..rara nei bracchi!), pigrizia e fobie particolari.

Il giusto approccio nel/dal momento dello svezzamento, con una particolare attenzione ad evitare traumi in contrasto con il suo TEMPERAMENTO e un giusto LINGUAGGIO (questo argomento sará il tema dei miei successivi articoli) possono infatti aiutarci a creare nel nostro cane quella PERSONALITÁ che ci procurerá in un futuro un suo buon COMPORTAMENTO.

Come vedete, io ho lasciato alla libera interpretazione di chi legge i sistemi da usare e i risultati finali che si vuole ottenere, in quanto penso che ognuno di noi dovrebbe cercare di creare con il proprio cane un rapporto adeguato alla propria PERSONALITÀ (…non ci dimentichiamo che tutto quello che ho precedentemente scritto sulle varie fasi attraversate dal nostro quadrupede é in realtá applicabile, magari con tempistiche diverse, anche a noi umani, formandoci quindi personalitá e comportamenti differenti!)

Adesso che siamo arrivati al traguardo avremo il risultato; quel risultato che é in realtá la cosa piú importante, in quanto ci condizionerá il resto della vita in comune con il nostro bracco:

il suo COMPORTAMENTO.

Incominciamo come al solito con la descrizione letteraria:

Wikipedia: … Il comportamento è il modo di agire e reagire di un oggetto o un organismo messo in relazione o interazione con altri oggetti, organismi o più in generale con l’ambiente …

Dizionario italiano: …Comportamento: insieme di azioni, di atteggiamenti con cui l’individuo esterna la propria personalità, rapportandosi agli altri e all’ambiente…

In altre parole, come giá detto sopra, questo é il modo di comportarsi che il nostro cane assumerá nei diversi eventi della sua vita e nei rapporti quotidiani che avrá con voi o con altri.

A questo punto dobbiamo quí definire che tipo di rapporto e di eventi stiamo parlando, in quanto non tutti quelli che scelgono di “adottare” un bracco italiano lo fanno per la stessa ragione.

Io ho suddiviso idealmente le “adozioni” del bracco in tre tipi diversi:

il Bracco da “caccia” alias: l’adottatore é cacciatore e lo sceglie per motivi suoi come ausiliare venatorio

il bracco da “braccia” alias: l’adottatore non caccia ma per ragioni sue gli piace il cane, se lo tiene in braccio, lo stracoccola, lo sbaciucchia, ecc.

e (… forse questa e la stragrande maggioranza con incluso il sottoscritto) il bracco da “braccia & caccia”.

Sono informato sulle, peraltro giuste, preoccupazioni espresse dagli amanti della razza e dagli allevatori sul fatto che troppi bracchi, oltre a non andare a caccia, vengono spesso selezionati/premiati per il solo merito della loro bellezza e non per le loro attitudini venatorie.

E sono perfettamente cosciente su tutti i pericoli che ne derivano: perdere il vero significato e l’essenza della sua creazione (non ci dimentichiamo che il cane é stato selezionato nei secoli per la caccia!)…. ma purtroppo credo che sará estremamente difficile evitare questo dilemma e qui a seguito ne esprimo la ragione.

È ovvio che il significato di “bellezza” é diverso e soggettivo per ognuno di noi ma il bracco italiano non é solamente un cane che in generale viene considerato bello ed estetico.

L’armonia del suo corpo, i colori del manto, il carattere dolce, calmo, amabile, intelligenza e ragionamento, adattissimo a stare in casa e in famiglia, sono attributi che attirano ne piú e ne meno come un bel vestito Armani, il design di un “testa rossa” della Ferrari, il profumo del Parmigiano o un quadro di Leonardo, perdonatemi la mancanza di modestia ma l’abbiamo creato noi italici/italiani che da sempre abbiamo primeggiato nel designer, l’architettura, l’arte, lo styling, … insomma morale della favola:

molti “adottatori” che vogliono avere un cane, lo scelgono anche se non sono cacciatori.

…Si, ma allora abbiamo concluso?

Certo che abbiamo concluso a riguardo del COMPORTAMENTO ottenuto ma adesso bisognerá domandarsi se ne siamo soddisfatti, perché se non lo siamo o se lo siamo solo parzialmente, allora sicuramente:

o non ci eravamo ben documentati su quanto scritto negli articoli precedenti

o abbiamo sbagliato nel LINGUAGGIO di comunicazione usato durante la formazione del CARATTERE del cane.

Sia chiaro che se non (o solo in parte) siamo soddisfatti del risultato, rileggere e riflettere a questo punto sarebbe un pó come “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati” per cui é consigliabile, prima di adottare il quadrupede canino, documentarsi bene e stabilire in precedenza che linguaggio sia il piú adeguato per il lavoro.

Il modo giusto di comunicare con il nostro bracco é fondamentale per ottenere un COMPORTAMENTO consono alle nostre esigenze per cui, il punto che piú dovremmo curare, sará proprio il LINGUAGGIO che é anche l’argomento tema nel mio prossimo articolo

…. solo per chi non si é annoiato fino ad ora.

Dopo aver stabilito che il TEMPERAMENTO di un soggetto, poiché dettato dai suoi geni, é immutabile fin dal suo concepimento, adesso parleremo della seconda e forse la più importante fase che il nostro cucciolo attraverserá dal momento che ha aperto gli occhi sulle miserie terrene.

Questa è la fase in cui si forma il CARATTERE del soggetto e vediamone qui a seguito il significato letterale della parola.

Wikipedia:

… complesso unitario e organizzato di forme di vita psichica, che dà un’impronta particolare al comportamento dell’individuo. Come tale il carattere è una struttura risultante da una costante interazione tra individuo e ambiente …..

Queste parole girate in un linguaggio piú semplice ci dicono che il CARATTERE di un soggetto si forma attraverso gli eventi che intercorrono nella sua vita.

Ma é anche stato accertato che é soprattutto il periodo che intercorre tra la nascita e la fine della pubertá, dove il cucciolo con il suo TEMPERAMENTO, interpreterá gli eventi che interagiscono con la sua vita e formerá lentamente il suo CARATTERE.

E si! Perché gli eventi dell’ambiente saranno interpretati dal cucciolo sempre attraverso il TEMPERAMENTO che lui si porta ben stampato dentro, per cui temperamenti diversi confrontando gli stessi eventi, porteranno sicuramente a diverse interpretazioni e quindi formazioni di CARATTERI diversi.

Quando arriveremo alla fine della pubertá (c/a nel mese 14) i giochi saranno praticamente fatti ed il CARATTERE del soggetto sará fissato.

Si potrebbe quasi trascrivere in una formula: TEMPERAMENTO + EVENTI = CARATTERE.

Tutte queste parole io le ho scritte per rendere chiara l’importanza che ha il primo periodo della vita del nostro cucciolo (… se pur con tempistiche diverse, anche in noi!) in quanto, dalla formazione del suo CARATTERE alla crescita completa (2/4 anni) si sfaccetteranno tutti i lati di quello che lo distinguerá poi per tutta la vita:

la sua PERSONALITÀ

Dopo un un corto periodo postnatale con la mamma (c/a 60 giorni per i cani e 3 anni per gli umani), dove il cucciolo apprende il suo ”imprintig” canino,

WIKIPEDIA inprinting:

… particolare forma di apprendimento precoce, riscontrabile spec. nei neonati degli Uccelli e dei Mammiferi in una breve fase d’accrescimento (detta ‘periodo sensibile’), per cui essi riconoscono e seguono la madre o un suo surrogato.

con l’arrivo alla fase dello svezzamento che va dai 30 ai 60 giorni di vita il cucciolo si troverá ad un bivio:

1)- rimarrá in un canile (materno, vostro o di un amico ) completando attraverso gli eventi locali il suo CARATTERE e di conseguenza la sua PERSONALITÀ futura;

2)- sará “adottato in casa” da umani e vivrá il resto della sua adolescenza e forse della vita in contatto stretto con loro.

Non penso che ci voglia molto per capire la differenza sostanziale delle due cose i quanto, come detto sopra, stiamo attraversando la fase piú importante nella formazione del CARATTERE e della PERSONALITÁ del cucciolone.

Nel primo caso: il cucciolo é preso e/o tenuto in una gabbia con magari altri cani e potrete stare ben sicuri che arrivato alla fine della pubertá e/o e all’etá adulta avrá formato una PERSONALITÀ decisamente da cane.

Nel secondo caso se adottato e tenuto in contatto con noi, fermo restando che abbia avuto la fortuna d’incontrare i giusti “adottatori” (… di questo ne parleremo in seguito nel “LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE) avremmo comunque sempre un cane morfomologicamente e geneticamente parlando, ma quel cane avrá sviluppato una PERSONALITÀ piú “umanizzata” che ne renderá molto piú facile la gestione futura.

Cerchiamo di capirci bene su questo punto: io non ho detto “antropoformizzato” che sarebbe una snaturamento ma “umanizzato”.

Lui sicuramente non leggerá il giornale o discuterá di politica con i vostri vicini (… se ci si riferisce a quella italiana e con abbastanza muscoli facciali per poter farlo gli scapperebbe sicuramente da ridere) ma comunque avrá imparato, molto meglio ad interpretarvi e farsi capire che non lo sfortunato che rimane in una gabbia.

Morale della favola: Usi e costumi umani; capirvi e farsi capire; gestirvi e piacervi; amarvi e farsi amare; tutti ottimi ingredienti per una felice e lunga convivenza.

Io, nella mia vita coi bracchi, ho attraversato tutte queste diverse esperienze: ho avuto cuccioli presi a 60 giorni, cuccioloni ad un anno e mezzo e adulti di oltre 5 anni e vi garantisco che, sempre e immancabilmente, ho riscontrato grosse differenze nei risultati della nostra vita in comune.

PS: differenze che, notate bene, non ho mai potuto interamente cambiare nonostante tutta la mia buona volontá.

Sappiamo tutti benissimo che il cucciolo, arrivato che sia al “bivio”, non ha nessun potere decisionale; il tapino é alla mercé del suo destino!

Se ha la fortuna di essere scelto da un umano che vuole un cane non solo per cacciare ma anche per avere un compagno e un amico; beh, …ottime possibilitá di godersi la vita!

Se non incontrerá nessuno o qualcuno che cerca un cane come un mezzo per godersi egoisticamente i risultati che ne derivano (caccia, status, stile) …beh, povero cane!

Per fortuna nella vita non esistono solo i “bianchi” e i “neri” ma anche tutte le diverse gradazioni del “grigio”.

Potrebbe comunque incontrare un umano “sensibile” ma con impedimenti a tenerlo in casa del tipo:

lo spazio, la moglie, le suocere, i figli, le fobie, … ecc.ecc. (il mio punto di vista su ció l’ho giá espresso precedentemente!), per cui non é detto che la sua vita sará un deserto arido e senza amre ed emozioni.

E qui chiudiamo il sacco facendo un veloce riepilogo:

Il cucciolo arrivato alla fine della pubertá (che si protrae tra IL 6 al 14 mese) sui binari del suo CARATTERE completerá il suo CARATTERE, per poi, fino alla fase finale dell’etá di adulto (da 2 a 4 anni) sviluppare la sua PERSONALITÁ e sará proprio questa PERSONALITÁ che lo guiderá nella vita facendogli assumere, nelle diverse sitazioni che essa gli presenterá, un suo particolare COMPORTAMENTO.

Se non vi ho troppo annoiati, nel mio prossimo articolo di “Quattro parole sul Bracco Italiano” tratteró l’argomento COMPORTAMENTO.

Quando si usano queste parole nel linguaggio corrente, spesso esse vengono interpretate come sinonimi e scelte di conseguenza solo a favore della metrica di chi parla.

Ma, poiché in questa serie di articoli io voglio approfondire punti che ritengo essenziali per impostare una buona relazione futura con i nostri amici a quattro zampe, bisognerá prima di tutto mettere in chiaro che “temperamento”-“carattere” – “personalità” sono, per quanto interagenti tra loro, tre cose distinte e con significati diversi.

 

Definizione ufficiale della SABI nei riguardi del Bracco Italiano:

… molto versatile, si adatta magnificamente ad ogni tipo di caccia, ha spiccato istinto di ferma e riporto naturale molto sviluppato. Dotato di ottimo carattere, molto docile, dimostra facilità di apprendimento spontaneo; la sua addestrabilità è buona, soprattutto se sollecitata con dolcezza.

Sono perfettamente d’accordo sulla descrizione della SABI ma la ritengo riferita a quella che si potrebbe paragonare ad una panoramica generale.

Essendo io profondamente convinto che il segreto di una vita in comune felice ( …anche tra noi umani!) sia nello stabilire fin dagli inizi della relazione il giusto linguaggio per comunicare, capire il significato delle tre parole del titolo diventa basilare.

È stato accertato statisticamente che tra due soggetti della stesso gruppo etnico-culturale e quindi linguistico, solamente il 72% delle comunicazioni é realmente capito, questa percentuale diminuisce drasticamente in quei soggetti che non appartengono allo stesso gruppo (55%) e peggio ancora se non parlano la stessa lingua (45%).

Figuriamoci noi cosa succede quando cerchiamo di intenderci con il nostro cane!

Ecco perché, per poter costruire una relazione di intesa ottimale e proficua con il nostro amico quadrupede (… e non solo!), dobbiamo prima capire chi é “lui” e chi siamo “noi” (…e questa spesso puó risultare la parte piú difficile!) e in seguito impostare con intelligenza un linguaggio adeguato per comunicare ed evitare cosí i malintesi accorsi nella “Torre di Babele”.

Per molti questo potrebbe sembrare una perdita di tempo ma (… e chi é in coppia con un partner lo sa giá o, se no, lo saprá a breve!) un buon lavoro iniziale e quindi un chiaro e rapido intendimento, eviterá probabilmente: liti, sputi, divorzi e peggio, in riferimento a coppie umane, e, frustrazioni, dolori e punizioni, in riferimento tra noi e il cane.

Morale della favola: una ottima base per una vita piú felice per tutti ma anche e soprattutto per noi stessi.

Partiamo in ordine cronologico: TEMPERAMENTO.

Definizione letteraria di Wikipedia:

In psicologia e psichiatria il termine temperamento (etimologicamente derivante dal latino temperare, cioè “mescolare”) viene usato per indicare la mescolanza degli aspetti innati della personalità.

“insieme di disposizioni comportamentali presenti sin dalla nascita le cui caratteristiche definiscono le differenze individuali nella risposta all’ambiente. Il temperamento riflette dunque una variabilità biologica” (Lingiardi, 1996:118).

“Innati” e “fin dalla nascita”, quindi determinati dai geni stessi che compongono il nostro DNA e quindi penso anche importante aggiungere il significato letterario di “gene”:

… unità funzionale del genoma, localizzata in una zona specifica di un cromosoma ( locus ), responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari, costituito da una sequenza di DNA che codifica una specifica proteina …

Ciò significherebbe che, giá dal momento della concepimento, per ogni animale (… anche noi inclusi!) si formeranno delle soglie tipiche di attivazione alle emozioni e ai sentimenti attivate da alcuni geni presenti nel genoma dei nostri cromosomi.

Mi sembra ovvio concludere che quindi, nei corso dei millenni, l’unica e vera selezione che siamo riusciti ad applicare sui cani e sui nostri bracchi in particolare, era ed é unicamente nella formazione del loro TEMPERAMENTO.

Fin dagli albori della simbiosi “homo et canis”, generazione dopo generazione, abbiamo sistematicamente eliminato quei soggetti che non avevano le caratteristiche desiderate (…non mi soffermo sui possibili sistemi usati ma posso immaginare che, sei io fossi un cane, la parola “selezione” mi farebbe sicuramente venire i brividi!) e favorito il prolificarsi a quelli con presentavano le caratteristiche desiderate, impostando in questo modo un determinato TEMPERAMENTO nelle diverse razze attuali.

Detto ció, é anche importante ricordare che i “selezionatori umani” appartenevano comunque ad un determinato gruppo etnico-sociale e quindi comunque “schiavi” di un TEMPERAMENTO creatosi dalla sopravvivenza.

Per dare un esempio a ció, faccio notare che basta leggere la nostra storia, per riscontrare che chi non aveva i “geni giusti” dimostrando quindi comportamenti “asociali”, veniva automaticamente “isolato” con tutto quello che ne poteva conseguire: difficoltá a “maritarsi”, beffeggio, derisione, esilio se gli andava di lusso, in altro caso: persecuzione, linciaggio, rogo, crocefissione o peggio.

Mongoli, germanici, iberici, britannici, italici e altri; tutti con geni selezionati per convivere con l’habitat e gli “usi e costumi” locali.

Ecco quindi che le varie razze canine, create per scopi diversi (caccia, lavoro, guardia, diletto, ecc.), oltre a una determinata morfologia corporea si portano comunque appresso (… nel TEMPERAMENTO) molte delle caratteristiche stereotipiche di chi li aveva selezionati.

In altre parole, noi Italici, con particolare riferimento “per caccia con cane da ferma”, abbiamo creato il corpo e il TEMPERAMENTO del Bracco Italiano e dello Spinone.

Nel prossimo articolo, stabilita l’influenza culturale sul TEMPERAMENTO, tratteremo il significato del CARATTERE e dell’enorme importanza che esso ha nella formazione della PERSONALITÀ del nostro cane (… e in noi!).

Su questo argomento sono stati scritti fiumi di parole e io non ho la presunzione di aggiungere qualcosa di nuovo a tutto ció ma, avendo avuto, nel corso della mia vita, il privilegio di essere accompagnato da alcuni di questi meravigliosi animali, penso di poter anch’io aggiungere qualche commento in merito.

INTRODUZIONE

… COSÍ ENTRÓ IL BRACCO IN SCANDINAVIA

Il mio primo cane e compagno di caccia fu in realtá un bracco tedesco a pelo corto di nome Sappo (… una vera macchina da guerra che praticamente insegnó a me il significato di cacciare con un cane da ferma)

 

Proprio appena dopo aver acquistato il cucciolo (in Svezia), leggendo scrupolosamente quel grande classico di Felice Delfino “l’addestramento del cane da ferma”, non potei fare a meno di notare tra le foto del libro questi cagnoni maestosi e pieni di rughe che l’autore definiva “bracchi italiani” (P.S: faccio notare che il libro aveva solo foto in bianco e nero e io non avevo mai visto un bracco italiano in vita mia).

Classico colpo di fulmine! Del tipo “amore a prima vista”; ricordo che guardai il mio cucciolone tedesco ed esclamai: … tu sei molto bello ma questi sono piú belli di te!

Il tempo passó e furono meravigliosi anni di caccia con il quadrupede germanico ma sempre il ricordo di quelle foto rimaneva indelebile nella mia testa …dovevo aver un bracco italiano!

Essendo io residente in Svezia, devo precisare che le cose in quei tempi non erano cosí semplici; primo: non c’era neanche un pelo di bracco italiano in tutta la Scandinavia e secondo: non essendo presente la “rabbia” in Scandinavia, per importare un cane dall’estero nel territorio del regno si richiedevano due costosissimi mesi di prigionia/quarantena nelle gabbie di frontiera (P.S: la Svezia, per chi non lo sapesse, é una monarchia).

Un decennio passó e il germanico purtroppo incominciava ad invecchiare (… l’ultima beccaccia comunque me la fece sparare alla veneranda etá di sedici anni; semicieco, rigido, quasi sordo, ma sempre un gran cane!) …. era tempo di cercare un nuovo aiuto e quindi un nuovo cane!

L’occasione si presentó quando un caro amico, che programmava di venire a trovarmi in auto per passare le ferie con sua moglie, mi offrí la soluzione; lui mi avrebbe acquistato un cucciolo che avrebbe portato a seguito.

Si! Ma come risolvere l’inghippo della prigionia/quarantena all’arrivo in una Svezia che in quei tempi era raggiungibile solo tramite un traghetto dalla Danimarca e che, non esistendo ancora l’Unione Europea, aveva controlli severissimi alle frontiere?

Nessun problema! Essendo io anche sempre stato appassionato di “vela” e avendo un’imbarcazione: …quando arrivi a Copenaghen telefonami e io vengo a prendervi con la barca …alias: lo contrabbandiamo!

Devo essere sincero ammettendo che il progetto non fu senza rimorsi ma, essendo stato assicurato che il cane era vaccinato in merito, il desiderio e il fascino di quei cani vinsero e decisi di procedere.

Detto fatto! L’amico arriva, telefona, io vado, commettiamo il crimine e il bracchetto arriva finalmente a casa mia!

Era un meraviglioso roano particolarmente scelto per me dalla compianta amica Anna Maria Matteuzzi peraltro pienamente consapevole dell’avvenimento straordinario :

Brutus di Montealago, il primo bracco italiano che avesse mai messo piede in Scandinavia!

Certo qualche problemino collaterale ogni tanto si presentava: intanto tutti i cani in Svezia devono essere obbligatoriamente registrati e assicurati e io chiaramente, non potendo denunciarne una razza che ufficialmente non esisteva, fui obbligato a registrarlo come un volgare “bastardo” (sia ben chiaro che “bastardo” é una licenza poetica in quanto io amo tutti i cani e non faccio discriminazioni!) .

… E non vi dico i vari commenti delle persone che incontravo quando passeggiavo col bracchetto o quelli dei veterinari: ...ma che bel cane, che razza é? Un incrocio! … Ma é bellissimo!

Mi ricordo di un veterinario, che volendo indovinare l’incrocio “creatore” sbottó: …mamma “basset hound” e babbo “bracco tedesco”! Ed io, per compiacergli, assentii con un: ..bravo, hai indovinato!

oh, io ho un bracco tedesco e ho un amico con cagna Basset … adesso ci provo anch’io! – Ribatté lui.

Non so se ci provarono e preferisco non saperlo, ma comunque, passati che furono sei anni, la “biricchinata” finí in prescrizione e finalmente io potei contattare il registro canino della corona e trionfalmente affermare:

No, signori! Non é un bastardo ma un bellissimo esemplare di bracco italiano!

Caterina De Medici avrá sicuramente portato i bracchi in Francia, … ma dal giorno della mia telefonata anche la Scandinavia poté vantare di avere questa nobile e antica razza sui suoi territori.

Qualche anno dopo finalmente i procioni finlandesi, sconfinando, invasero i territori svedesi e, tra le tante cose, si portarono appresso la “rabbia”.

Fú una grande giornata per me e per tutti i residenti in Svezia che volevano importare cani dall’estero; l’obbligo di quarantena, essendo ormai diventato obsoleto, fu tolto e tutto diventó piú semplice

(P.S: nessun caso di rabbia é mai stato registrato in Scandinavia!)

A fianco a me, oltre al primo “Brutus” (descritto, nel mio racconto “Trilogia”), ebbi l’onore di avere suo figlio “Toro di Montealago” (un melato con ferme da favola descritto nel racconto “Bracchi polari”), poi seguirono, l’intelligentissimo “Saul di Montealago” (descritto nel racconto “Il cenerentolo”), il “Perseo dei Bricchi” (… a me e solo a me era permesso di chiamarlo confidenzialmente “Pepi”) seguito da suo fratello il grande “Pauso dei Bricchi” (di lui posso solo dire …indimenticabile!) e, arrivando ad oggi, con suo figlio “Polceveras Marcus”.

Oggi in Scandinavia vi sono oltre 500 esemplari di bracco italiano suddivisi in: una decina in Norvegia, c/a 150 in Svezia e oltre 300 in Finlandia.

Per chi é interessato: nel prossimo articolo scriveró alcuni miei punti di vista sul carattere e il comportamento di questi magnifici animali.

E allora eccoci qui, tutti timorosi a non esporci troppo se no rischiamo di perdere la faccia (alias: le palle!) e magari vederci anche categorizzati come cacciatori o peggio “uomini” di serie B.

Sia chiaro che le parole che io scrivo sono dettate da mie personali deduzioni e che esse potrebbero essere sicuramente applicate anche a proprietari (… odio questa parola!) di cani che non siano da caccia ma per loro comunque la difficoltá io penso sia minore perché sono convinto che ”l’essere un cacciatore” e “riluttanza nel esibire sentimenti” siano due cose direttamente proporzionali.

Nella mia attivitá, incontrando moltissimi cacciatori che avevano a seguito cani e dibattendo con loro su miriadi di argomenti relativi alla caccia e cani, ho avuto la possibilitá di trarne un paio di interessanti deduzioni.

Tutti i “cacciatori sentimentali” esitavano ad estraniare il loro rapporto con il cane in pubblico ma anzi tendevano a nasconderlo, quasi a vergognarsene e, nella stragrande maggioranza, erano persone che tenevono il loro cane nell’ambiente famigliare.

A vantaggio di ció devo comunque aggiungere che tutti dimostravano:

  • un grande rispetto per il loro compagno quadrupede
  • una ottima intesa e comunicazione con lui anche sul terreno di caccia
  • nessuna necessitá di uso di guinzaglio o peggio di strilli e schiamazzi per farsi ubbidire

e “dulcis in fundo”… praticamente tutti avevano maggiori possibilitá di godersi di piú la loro vacanza venatoria.

Insomma un sacco di vantaggi in paragone della maggioranza di quelli che tenevono il loro cane in un canile.

A ció va aggiunto che:

  • i cani tenuti in ambiente familiare vivevano in percentuale piú a lungo
  • continuavano a dare risultati soddisfacenti (nella caccia) fino a tarda etá;
  • si ammalavano decisamente di meno.

Morale della favola: chi da di piú, riceve di piú!

 

Certo questa é solo una mia impressione e ci possono comunque essere delle eccezioni … ma:

vuoi perché nell’ambiente famigliare il cane é piú curato, mangia meglio, sta al caldo; vuoi per un recondito effetto placebo (non sottovalutatelo!); vuoi che sia un intervento diretto di Padre Pio … ma i cani che nella vita ricevono cure e soprattutto affetto: campavano di piú ed erano attivi fino in tarda etá.

Io sono consapevole che non tutti hanno la possibilitá di tenersi il cane in casa e che le ragioni di ció possano essere/sembrare molteplici ma so anche che, spesso e volentieri, se queste ragioni vengono approfondite, possono rivelarsi fittizie, sbagliate o esagerate, ma “comunque e guarda caso”, sempre e decisamente….molto COMODE.

Diamoci un occhiata ravvicinata ad alcune di queste ragioni.

Preoccupazione per noi e/o il bambino perché il cane non é igenico:

Basta una semplice ricerca in rete e troverete moltissimi studi scentifici in cui é stato appurato che le persone e soprattutto i bambini cresciuti in ambienti dove erano presenti cani, dimostrano una resistenza nettamente piú forte a contagi e malattie in confronto con quelli che i cani non li avevano mai visti o se visti erano solo nel giardino.

Le preoccupazioni della moglie:

Questo é capibile in quanto nel 99% dei casi é lei che si occupa di tener la casa in ordine e pulita mentre il cacciatore é “in tutt’altre faccende affaccendato” ma, come rimedio, forse basterebbe dimostrare un po piú di buona volontá e il problema potrebbe essere aggirato … magari tirarndosi su le maniche e dando una mano.

N.B: Viene da se peró che, se al “Grand Giury” partecipa anche la suocera, di solito si verifica un netto peggioramento per soluzionare del problema

Insomma le ragioni possono essere molteplici e anche apparire insormontabili ed io, pur rimanendo a disposizione per discuterle e analizzarle in altra sede, rimango della convinzione che comunque:

… quando si vuole, si ottiene! …basta solo volerlo abbastanza.


*** Questa è la seconda parte di un articolo. La prima parte la puoi leggere qui: https://www.club-scandinavia.com/sentimento-amore-cane-parte-1.html

Devo confessare che tutte le volte che pensavo alla stesura di questo argomento provavo un vago senso di disagio e/o riluttanza, e questa sensazione, quasi a livello inconscio, mi faceva sempre posporre la cosa.

Dopo numerosi tentativi infruttuosi e scervellamenti vari sul perché di ció, ho peró finalmente capito che era proprio l’analisi di questo “disagio” che avrei dovuto usare come inizio.

 

Dunque incominciamo come al solito con il significato letterario della parola “sentimento”:

WIKIPEDIA: … In psicologia con il termine sentimento (derivato dal latino sentire, percepire con i sensi) si intende uno stato d’animo ovvero una condizione cognitivo-affettiva che dura più a lungo delle emozioni e che presenta una minore incisività rispetto alle passioni. Per sentimento genericamente si indica ogni forma di affetto: sia quella soggettiva, cioè riguardante l’interiorità della propria individuale affettività, sia quella rivolta al mondo esterno.

DIZIONARIO ITALIANO (Corriere della sera):  Moto affettivo, caratterizzato da specifiche disposizioni d’animo: s. di amicizia, di amore, di odio

Benissimo! Adesso che abbiamo il significato letterario, ritorniamo per un attimo a quella riluttanza che provavo a trattare l’argomento, …perché?

La causa, a parer mio, va cercata in questi due punti :

primo, viene il fatto che per me (… e sospetto per molti e soprattutto uomini), esporre i propri sentimenti ad altri o in pubblico ci puó fare sentire come nudi o forse, direi meglio, indifesi.

secondo, se aggiungiamo che qui stiamo parlando di noi e quindi di cacciatori, a me pare che di colpo questa riluttanza aumenti drasticamente.

Sulle cause generali del primo punto le risposte possono essere abbastanza ovvie: …mancanza di scudo difensivo al proprio ego, esporsi a colpi che ci farebbero male …e via dicendo, ma sul punto del perché questo aumento di reticenza proprio nei cacciatori, … beh, questo a parer mio, merita proprio di essere analizzato!

Dunque guardiamolo meglio questo personaggio: “il cacciatore”

Da sempre nella storia dell’umanitá, il cacciatore non ha solo rappresentato la figura del “duro”, dell’impavido, del coraggioso, astuto e addirittura anche crudele se ci si riferisce al senso di “persona che infligge la morte …e magari senza riceverne rimorsi” (… cosí almeno la vedono i “verdi”!) ma anche di colui che porta un’arma, quasi un soldato in uniforme o di un poliziotto … insomma un personaggio burbero, silenzioso e deciso, tutto quello che oggi purtroppo molti interpretano sbagliando come “macho”.

Se poi vogliamo trovare degli esempi tra i tanti di come questi concetti possono influenzarci, cito la favola di cappuccetto rosso; dove il cacciatore nel finale salva la situazione e, sbudellando allegramente il lupo cattivo, ne estrae la nonna!

E via cosí: la regina cattiva e invidiosa della bellissima biancaneve, incarica il cacciatore di portagli il cuore della poveretta!

Insomma ragazzi, la maggioranza di quelli che conosco (… e forse anche io) come minimo vomiterebbe solo pensando a cose del genere!

Vi par poco l’impatto psicologico che ne deriva ad un bambino che legge? … e pare a voi che adesso che é adulto e per giunta magari cacciatore si mette a fare lo sdolcinato sciorinando a destra e a manca dei sentimenti?

Se poi questi sentimenti vengono indirizzati in pubblico per un cane (non dimentichiamo che stiamo parlando del nostro cane) …ancora peggio! …. Ma come, con tutta la gente che muore nel mondo ti metti a fare il sentimentale per un animale, … un cane!

CONTINUA…

…. Ma una mantellina arancione per evitargli di essere erroneamente sparato da noi o dall’ assatanato compagno di caccia?

Ah no, quella no! … l’impaccia e gli dá fastidio!

Eccoci finalmente ad osservare il quadrupede in una ferma fantastica sull’odore della regina!

Il tempo é fermo e il momento é magico.

Il ”proprietario” dietro di lui, esaltato dalla scena idilica, freme ed attende il frullo ..eccola! BANG! E se l’ha cannata..BANG di nuovo! E se ha un semiautomatico BADABANG per la terza volta!

Ma dico ragazzi!

L’avete mai provato voi cosa vuol dire una schioppetata sparata dal dietro della vostra testa? Be! Se non l’avete mai provato vi consiglio di provarci cosí capirete meglio cosa significa.

Dolori lancinanti ai timpani con fischi e semi sorditá sono garantiti per almeno 20 minuti e credetemi perché io la cosa me la sono giá gustata … e Lui di schioppetate dal retro ne ha preso TRE!

Mi ritorna in mente una frase che ascolto spesso quando si parla di cani: …e sa purtroppo il cane non sente piú cosí bene, con l’avanzare dell’etá ….

Si certo che l’etá incide sull’udito e sulla vista ma …e tutte le fucilate … nulla?

Il sole é ormai basso all’orizzonte, la caccia e terminata e ”il proprietario” con le sue beccacce nella ”cacciatora” stanco e appagato ritorna verso l’auto.

Al suo fianco il cane arranca stanco ma anche lui felice; Si certo, perché no!

Ha fatto tutto quello che era stato selezionato per fare:

Trovare le beccacce, fermarle e soddisfare il suo ”proprietaro”.

Per lui é il suo Dio! Lui é quello che tra breve ristorerá la sua fame con delle profumate ”crocchette”.

Il suo corpo fradicio é ancora stremato dalle punizioni prese per le ”biricchinate” (non avete idea del dolore che provoca la scarica elettrica quando si e bagnati ..provare per credere! ..ah! e non dimenticate di provarla allacciandola intorno al collo!);

Il dolore e quel noioso fischio nelle orecchie non lo preoccupano; magari zoppicando ma va felice verso l’auto scampanando il suo chilo e mezzo di collari e dimentico che tra poco verrá nuovamente sollevato ”culo e collo” per essere sbattuto nel ”trasportino” …ma, perché no! Gli rimane comunque la consolazione che probailmente il suo sfortunato compagno sará anche lui troppo esausto per ringhiargli.

—-O—-

La storia la finiamo qui e chiedo venia per tutte le ”licenze poetiche” che colorano il mio racconto.

Tengo comunque a sottolininiare che, fortunatamente, non tutti si comportano come il ”proprietario” inventato qui sopra;

ma credetemi che se dovessi dare una proporzione onesta, direi che un terrificante 60% di quelli da me incontrati (tantissimi!) rassomigliava, chi piú e chi meno, a quello squallido personaggio.

In questo modo, signori miei, potete accudire il vostro fucile, gli scarponi o, se proprio volete, vostra suocera che per giunta non vi trova neanche le beccacce!

Per accudire il nostro cane, dobbiamo rileggerci per bene quanto scritto all’inizio nella descrizione nr. 3 della Treccani, quella riferita ad esseri viventi: …..2.. tr. Assistere, prestare le proprie cure a qualcuno: a. un bambino; a. la madre malata; un vecchio e infermo, senza nessuno che lo potesse accudire. 

Il cane é come un bambino, il suo cervello é da paragonare ad un infante di c/a 3,5 anni; probabilmente anche il nostro bambino in quella etá si adeguerebbe a collari intorno al collo o a essere sollevato per la pelle del culo per essere sbattuto in un ” trasportino”

… ma noi non lo facciamo!

Quando lo accudiamo, consideriamo i limiti della sua etá e usiamo la nostra testa per gestirlo al meglio … e per il nostro cane?

Dunque vediamo:

1) l’abbiamo preso o comprato (io preferirei dire ”adottato”) non perché ce lo ha ordinato il dottore ma per i nostri comodi (alias ”cacciare”).

2) Sapevamo benissimo che era un essere vivente con limitazioni di intendere o di volere (paragonandolo a noi naturalmente!).

3) Aiutiamo ”cani e porci” (i riferimenti sono puramente casuali!) fregiandoci di etiche e morali al bar bevendo l’aperitivo con gli amici o per impressionare la ”ragazza” di turno.

….ma insomma é un cane! ..Non si lamenta! …Ci é abituato!

Certo!

Ma che fosse un cane lo sapevi fin dall’inizio quando lo hai preso.

Se si lamenta o bestemmia lo esprime con il suo linguaggio e, comunque credimi, che probabilmente avrá giá imparato la formula: guaire e abbaiare troppo = peggiorare le cose.

Ah dimenticavo!…se ci é abituato é perché glielo hai insegnato tu,

… per pura e semplice,

… tua e soltanto tua

CO.MO.DI.TÁ.

*** Questa è la seconda parte di un articolo. La prima parte dell’articolo la pupi leggere qui: https://www.club-scandinavia.com/accudire-cane-parte-1.html ***