A REGINE CON IL RE

..Beep…beep…beep… Il suono remoto e lontano ci arrivava con le folate del vento che quel giorno sembravan rincorrersi nei boschi di Os, scompigliando i fiocchi di neve come in quella palla di vetro che amavo tanto agitar da bambino.
-Da che parte, Marco?- Il Marco, le cui orecchie funzionano meglio delle mie ormai offese da troppe fucilate, era diventato, a giusta ragione, il navigatore ufficiale dei nostri pellegrinaggi norvegesi sulla scia del Re e delle sue regine.
3-Aspetta, stai fermo!- E cosí dicendo, tendeva il collo torcendo la testa col naso all´insu` come a fiutare tra la neve quei Folletti che, con gli Orchi e gli Gnomi delle fiabe del Nord, spiavano curiosi noi, intrusi pietrificati da remoto incantesimo, in quella lattea luce irreale di quel freddo mattino norvegese.
-A me pare di lá!- Sentenzió il Marco alzando il braccio come un ago di bussola verso il polo magnetico mentre indicava verso uno dei tanti valloni che, intersecando l´isola, riportavano al mare tortuosi ruscelletti d´acqua pura.
-Dai andiamo!- La neve smorzava i rumori dei passi sugli aghi di larice che le fate d´autunno avevano usato per dipingere d´oro le felci del bosco cosí che soltanto il cuore e i respiri affannosi ci facevano da colonna sonora in quell’ avanzare impaziente tra il zig-zag del ruscello.
..Beep..beep..beep.. Anche le mie orecchie malconce incominciavano a percepire lo squillo d´allarme inviatoci dalla scatoletta magica al collo regale.
-É lassú!- Ancora una volta il braccio del Marco si tende verso l´alto, puntando un costone di roccia ricoperto da muschi e aghifogli sulla nostra sinistra e, a sentenziare la decisione presa come irrevocabile, ne stende anche le dita come in un nostalgico saluto romano.
-Io passo di qui, ci vediamo di sopra!- E sparisce in un sporco di rovi che con giganteschi ginepri, al pari di soldati a difesa del regno, giravano intorno all´altura risalendola dal dietro piú dolcemente. Io invece, preoccupato per la lunga attesa delle Loro Altezze Reali, decido per un’ azione diretta e attacco lo scosceso nel punto piú ripido ma direttamente sottostante al richiamo imperiale.
..Beep…beep…beep… Lo scandire delle pulsazioni del mio cuore nelle orecchie si sincronizza e poi supera l´intermittenza del richiamo sovrastante e, incurante delle lance con cui i pungitopi difendevano l´altura sulle mie povere gambe, scavallo la cima.
..Beep….beep….beep…. Il suono, ormai nitido, sembrava scandire un immaginario valzer sulla terrazza mentre i fiocchi candidi della neve turbinavano intorno al Re come festosi cortigiani danzanti; Lui, prostrato in un perfetto inchino e incurante della festa, come un Romeo inamorato, fremeva le nari guardando intensamente alcune giovani betulle solitarie che, a mó di loggia sul mare, sospettai essere l’ultimo rifugio della pudica e schiva Regina del luogo.

IMG_1739Il vero nome del Re, a onore del vero era Rex. Il nome gli era stato dato, appena aperti i suoi occhi ambrati da setter sulle miserie del mondo, da un Norvegesone grosso grosso e cacciatore di cervi. Probabilmente ignorando il significato “latini” del blasonato vocabolo, il Vichingone aveva comunque trovato in quella “x” finale un suono ostico e abbastanza teutonico da risultar di suo gusto. Accadde che, nell´autunno di tre anni fá, il Norvegesone mi invitó a visitare certi posti dove a detta sua ”beccacce grasse come galline” razzolavano in attesa dei venti giusti per l´imminente viaggio migratorio oltre il Mare del Nord; lo seguiva, nella parte di ausiliare canino, un setter che oltre ad ostentare una magrezza patetica trascinava penosamente al collo un enorme campanaccio bovino .
-REX quí!…REX!..REX!- Gridava il Norvegesone tutto rosso in viso,(ah! che bella cosa l´uso del fischietto!) e giú fischi a quattro dita in bocca con espressioni da far schiattare d´invidia il migliore attore tragico-comico della MagnaGrecia. E poi.. .. giú botte, quando finalmente il bianco arancio ritornava, mogio e consapevole della pestata imminente, scuotendo quell campanone inutile per cerche troppo lunghe in quel labirinto di valloni e boschi.
-Oh! .. io lo ammazzo!..Kaput!- …e strabuzzava gli occhi tracciando con l´indice una linea immaginaria da sinistra a destra sul collone peloso dopo un ennesima e prolungatissima assenza dell´introvabile cane.
-Qualche volta finisce che lo ammazzo come ho ammazzato suo padre!….Ja! Stesso difetto di padre, Ja!-
Diceva, associando le idee.
-Tu lo sai Silvio, come vanno queste cose,..tu lo sai perché sei cacciatore come me,..oh!.Ja!..REX! REX quí! Per Odino! …Ja!…Io lo ammazzo! Kaput! –  Cosi diceva il Norvegesone grande cacciatore di cervi e giú fischi e boccacce mentre si scendeva verso l´auto parcheggiata a fondo valle.
Ma io, che sono testardo e sinceramente dopo tutta quella scarpinata tra fischi e grida pensavo meritarmi la soddisfazione di vedere una beccaccia, gli azzardai un timido:
-Senti, vai pure giú che io passo dall´altra parte della cima a veder se lo scorgo e poi ti raggiungo!-  Sempre ad onore di quel vero giá citato sopra, di cime quel giorno ne scavallai piú d´una, ma alla fine, proprio sul canto di una ripida tagliata di bosco…
-….CLAN!….CLAN!..-  Due leggeri rintocchi del campanone mi rivelano il cane che, pur tremando vistosamente, pare tenere ancora la ferma. Guardo l´orologio :
-Mio Dio! ..38 minuti! É 38 minuti che stá cosi… impossibile!..- e – Clic!-  Fa la doppietta uscendo dalla sicura, mentre m´avvicino.
-..Impossibile che ci sia ancora…troppo tempo…-.
La beccaccia calda contro la mia schiena nella tasca della cacciatora era giá una caparra al contratto che avrei firmato lí a poco per il suo acquisto e mentre scendevo verso l´automobile mi trastullavo osservando quel cane con occhi diversi.

 

IMG_1737Il quadrupede infatti non era affatto brutto come apparso cosí di primo incontro. Sotto il suo sudiciume era alto e slanciato, con gambe e canna nasale lunghe lunghe. Tutto il corpo era ricoperto da un manto satinato e candido (quando fosse stato pulito) che si arrendeva soltanto alla maschera d´ambra intorno agli occhi. Pareva proprio uscito da uno di quei dipinti inglesi del secolo scorso. Lui, cane dell´800 e di cacce d`altri tempi, come avesse realmente capito che quell´uomo di lingua foresta gli avrebbe cambiato la vita in quel giorno, si lasciava guardare e, scendendo tranquillo la valle, ammiccava fiducioso dimenando la coda. Gran cosa la scienza! Quella scatoletta magica, dal suono udibile a distanze di gran lunga superiori al romantico campano. Quella scatoletta che mi permetteva di usare quell meraviglioso cane da grande cerca, rabdomante e inventore di beccacce, in quei boschi nel fiordo di Os. 2007Lui che in quei posti é diventato famoso e leggenda anche tra I cacciatori norvegesi, col sinonimo di “Rögde-machine” (traduzione letteraria “macchina-da-beccacce”). Quegli stessi cacciatori che, con una velata simbiosi di patriottismo e gelosia, mi ricordano sempre del suo puro sangue norvegese come di un marchio DOC su un ottimo vino.

 
..Beep…beep…beep…
Il “Beeper” suonava il suo valzer e il tempo si era fermato.
Io, il Re e la Regina, immobili come statue di sale sullo sfondo del fiordo incastrato tra I monti innevati, stavamo giocando una partita dove il “prima” o il “dopo” non avevan piú senso. Pezzi in stallo su una scacchiera incantata che, incuranti dei rumori e delle imprecazioni dell´ancor incerta battaglia tra il Marco e I soldati-ginepro, attendevano pazienti uno la mossa dell´altro.
..Beep…beep…beep…
Allo sfrullo, oltre le cime dei rami, lo schianto del colpo parve far sbocciare un fiore bruno tra i fiocchi di neve per poi subito disperdersi nei refoli del vento. Quel vento del Nord che mi porta, con l´odor dello sparo, profumi di inverno e del Natale incipiente…….e delle piume leggere.IMAG0088

 

Silvio Umberto Intiso

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