IL CENERENTOLO

L’avevo incontrato per la prima volta un mese prima, quando trovandomi in ferie con mia moglie nella mia dolce Liguria, ricevetti una telefonata serale da Anna Maria Scotto, stimata fornitrice dei miei ausiliari da caccia, nonché cara amica.

Ciao Silvio, come stai? …. bene grazie e Tu?

Dopo le solite frasi di abitudine veniamo al punto:

Ho sentito che cerchi un cane e io ho un cucciolone che giusto fa per te!

La storia che seguí fu drammatica e toccante.

… Sai, ha un anno ed é in cura da un ”allenatore” che ne voleva fare un cane da gara … purtroppo pare che a causa di una tendenza del cane al passo ambio non lo voglia piú e parli di darlo a qualcuno in Jugoslavia (…sigh!). Vai a vederlo che é un gran bel cane e soprattutto ha un carattere d’oro!

-Mio dio! Disse mia moglie, mentre io inorridivo vedendo quella scatola ”due metri per due” di lamiere ondulate sotto i trentatre gradi del bel sole italiano dove il bracco era rinchiuso.

Vieni fuori! …fatti vedere, disse il dotto “allenatore” divaricando le lamiere arruginite e facendo uscire, insieme a mosche e lezzo di sterco secco, il cane.

… Sa, qui dentro il ”fannullone” ha compagnia, sta con altri due cani che ora sono fuori ad allenarsi e a sudare mentre lui é da oltre cinque mesi che fa bella vita!-

il-cenerentolo-2Grosso, biancarancio, ossuto e senza muscoli, il ”cenerentolo” uscí incerto nella luce abbagliante del sole per poi subito precipitarsi ad immergere le fauci spalancate in una ciotola d’acqua sporca poco distante.

–o–

BANG!

La rosata fiondó il tappeto di mirtilli un metro abbondante dietro la coda della vecchia cedrona che, aiutata dalla discesa, viró velocissima sparendo dietro una grossa macchia di ginepri.

BANG!

La seconda botta si infiló rabbiosa tra gli aghi del povero arbusto che parve rabbrividire frustando violentemente l’aria coi rami.

Frulli e ombre tra i rami delle betulle circostatanti indicavano chiaramente che i giovani della nidiata seguivano l’esempio della chioccia cercando lidi piú tranquilli.

Giú, oltre i ginepri, qualcosa prese quota sfiorando le cime degli abeti per sparire definitivamente verso valle.

Porco boia l’ho mancata!

Il cucciolone, ancora buffamente fermo a testa in giú sulla ripida pendenza, contraccambió il mio sguardo e, inarcando le rughe che gli rotolavano sugli occhi, assunse una espressione del tipo …e ora?

–o–

Si era comportato benissimo fin dall’inizio.

Dopo aver incominciato freneticamente a braccare e sbuffare su e giú per una cinquantina di metri di ripida costa del monte, aveva preso a guidare deciso verso la cima seguito dal sottoscritto che, a retro del suo posteriore, era perfettamente conscio di quanto, i diabolici pennuti che abitavano quelle foreste, erano restii a collaborare e a rimanere sotto ferma.

… Saranno i cedroni della nidiata indicatami la sera prima dalle guide locali o sará chissá che?! …Magari una renna o un alce …o che so!? Ancora peggio …uno scoiattolo o un topo!

il-cenerentolo-3Non volevo neanche considerare quelle quattro quagliette spennacchiate da allenamento che gli avevano messo sotto il naso in un praticello italiano, per cui, questa era forse la sua prima azione di caccia e, per giunta, su un terreno cosí impegnativo come puó essere la lapponia svedese.

Rari pini facevano da cornice al pianoro della vetta che, discendendo bruscamente sull’opposto versante, spaziava sulla valle sottostante colorata dai gialli e rossi tipici dell’autunno del nord.

Il bracco, completamente insensibile a tali bellezze, continuava la sua guidata lentamente, passo dopo passo a testa alta, per poi, scavallando sulla ripida discesa, immobilizzarsi definitivamente.

–o–

In realtá io i miei “Montealago” li ho sempre presi appena svezzati dalla fattrice e questa era la prima volta che mi trovavo a che fare con un cucciolone di oltre un anno, per giunta cresciuto come un ”cenerentolo” nelle mani di un ”allenatore” neandertaliano che ancora ”allenava” i suoi cani a suon di fucilate e botte.

Ma quel suo fare guardingo di avvicinarsi a noi dopo aver bevuto l’acqua fetida della ciotola, quello sguardo intelligente di chi per sopravvivere deve aguzzare l’ingegno, quella disperata richiesta d’affetto malcelata dietro la prudenza di chi sa che dalle mani dell’uomo non vengono solo carezze, ci avevano immeditamente conquistato.

Fiduciosi nelle rassicurazioni della competente amica Anna sull’intelligenza e stabilitá di carattere del cane, l’avevamo accettato immediatamente ed eletto al rango di aspirante ausiliare da caccia di famiglia.

–o–

il-cenerentolo-4Tra gli abeti sottostanti un leggero frullo mi confermó che probabilmente l’ultimo della nidiata si ricongiungeva alla famiglia giú nella valle.

Porco boia l’ho cannata! Ripetei furioso.

La delusione per una cosí stupenda occasione di coronare il lavoro del cane e consolidare la sua esperienza futura mi soffocava e, mentre bestemmiavo sulla decisione (le solite scuse!) di essermi portato la doppietta del venti invece della mia vecchia e fedele ”Zoli” con il suo potente e tonante calibro dodici, quasi non mi avvidi che il bracco, discesa la crina, era sparito a tutta velocitá nel bosco sottostante.

SAUL! SAUL, VIENI QUI! Porco mondo, adesso perdo anche il cane!

Discendendo al massimo della velocitá e maledicevo il fatto di non poter usare il mio fischietto a cui il cane non era avezzo, mi chiedevo se avessi mai piú rivisto il quadrupede.

Rincorrendo le code dei cedroni, non abituato a queste emozioni e a questi terreni, si sarebbe potuto facilmente e irrimediabilmente perdere in quell’immensitá di chilometri quadrati di foreste,.

Forse mezzora, che a me comunque sembró un’eternitá, era ormai trascorsa da quando, raggiunta una radura, decisi di fermarmi aspettando seduto su un tronco che imputridiva pazientemente tra i mirtilli.

Mentre la seconda sigaretta si consumava tra le mie dita e assieme a lei la speranza di rivederlo, forte dell’esperienza dei luoghi, mi elencavano disperato tutti i pericoli che quei territori presentavano a un cane inesperto.

Orsi, linci, lupi e melmose paludi, in fantasie macabre, sbranavano e affogavano i miei trentasei chili di bracco tra ringhi, rigurgiti e strazianti guaiti …. quando di colpo un rumore lontano di rami spezzati mi fermó il cuore.

Ai bordi della radura tra delle betulle nane e contorte, era apparsa una macchia bianco arancio che avvicinandosi presentava contorni braccoidi.

Buon Gesú grazie, é lui! SAUL QUI! SAUL!

Ma c’era qualcosa di grosso e brunastro che disturbava l’armonia della sua meravigliosa testa e mi lasciava dubbioso.

…che sia?… no… non puó essere!… ma come e possibile?

Era proprio vero.

Il ”cenerentolo” mi veniva incontro tutto fiero a testa alta con la cedrona in bocca, disalata dalla mia fucilata ma ancora abbastanza viva da sbatacchiargli le ali sul muso obbligandolo a strizzarmi l’occhio; quasi a volermi dire:

Hai visto come sono bravo! … adesso hai capito con chi stai cacciando?

–o–

Un rumore di sega che morde un buon legno stagionato mi strappa di colpo dai profumi dell’autunno lappone, dagli abbracci e dai baci col groppo in gola del nostro incontro; la valle, gli alberi, la radura svaniscono e lentamente dai ricordi ritorno al presente.

La tastiera del computer adesso tace e soltanto lo scoppiettio dei ceppi nel caminetto fa da sfondo al russare spudorato del bracco che, avvitato in una posa impossibile modello ”pancia in su”, se la dorme alla grande nella sua comoda cuccia.

Alcuni scatti di zampa mi fanno sospettare che stia sognando; forse emanazioni, ferme, frulli di starne e fagiani, fucilate e riporti nei campi dello Scania con coccole, pappe calde, affetto e carezze.

Il ”Cenerentolo” dorme, russa e sogna felice mentre le luci intermittenti dell’albero di Natale paiono tingere con colori diversi i fiocchi di neve che lentamente e dolcemnte cadono, sul davanzale della veranda.

Grazie Anna, …. grazie e Buon Natale a tutti Voi!

il-cenerentolo-6

                                                                                                Silvio Umberto Intiso

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